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Susan Sontag

 
Susan Sontag
Susan Sontag


Perché Susan Sontag riveste un ruolo così cruciale?

Qual è l’importanza di Susan Sontag nel mondo della fotografia? In questo articolo, ci immergiamo nel significativo apporto di Susan Sontag al campo della fotografia, indagando il motivo per cui la sua figura è fondamentale. Susan Sontag emerge come una figura chiave grazie alla sua profonda analisi critica, con il suo ingresso nel dibattito sulla fotografia segnato dalla pubblicazione del suo influente saggio nel 1977. “Sulla Fotografia”, raccolta di riflessioni nate da articoli apparsi su The New York Review of Books tra il 1973 e il 1977, esplora le dimensioni estetiche e morali dell’ubiquità delle immagini fotografiche nella vita quotidiana. Sontag, rendendosi conto dell’ampiezza e della complessità dell’argomento, superò l’approccio unisaggio per sviluppare un’analisi più ampia che fu poi raccolta nel volume “Sulla Fotografia”.

Quest’opera rappresenta un punto di svolta, offrendo una prospettiva alternativa alla fotografia, non più vista solo sotto l’aspetto tecnico, ma come uno studio sul linguaggio visuale. “Sulla Fotografia” mi ha aperto a una visione diversa: la fotografia come discussione sulle immagini, oltre che come loro creazione. Sontag riesce a parlare del medium fotografico in modo efficace anche senza il supporto diretto delle immagini, dimostrando che è possibile dibattere sulla fotografia stessa.

Il testo di Sontag, introducendo i lettori ai suoi pensieri sull’arte fotografica, li incita a esplorare ulteriormente le sue teorie attraverso la lettura del suo libro, invitando a una comprensione più profonda. “Sulla Fotografia”, con le sue sezioni che riflettono gli originali saggi di Sontag, nonostante l’eterogeneità dei temi e dei periodi di pubblicazione, presenta un discorso coeso e stimolante, arricchito da una revisione attenta prima della sua pubblicazione finale.

Nella grotta di Platone

Particolarmente apprezzabile è la sezione iniziale, “Nella grotta di Platone”, che introduce il lettore al tema con un linguaggio accessibile, contrastando la tendenza di alcuni critici a un approccio elitario. Sontag, con la sua capacità di rendere semplici concetti complessi, non erige barriere tra sé e il lettore, ma promuove un dialogo aperto e inclusivo. La sua affermazione che “La fotografia sconvolge nella misura in cui mostra qualcosa di nuovo” rimane pertinente, sottolineando il potere delle immagini di suscitare reazioni emotive profonde, nonostante l’abbondanza di immagini con cui ci confrontiamo quotidianamente possa desensibilizzarci. La ripetizione crea distacco e clichè che ci anestetizzano.

“La fotografia sconvolge nella misura in cui mostra qualcosa di nuovo”

 

L’ America in Fotografia

La sezione “L’ America in Fotografia” di “Sulla Fotografia” descrive il viaggio dei fotografi statunitensi dall’origine del medium fino all’epoca contemporanea al saggio, evidenziando come il contesto geografico e storico degli USA abbia forgiato un percorso unico che li differenzia dai loro omologhi europei. Questa parte è cruciale per chi è alle prime armi con la storia fotografica americana, offrendo una porta d’accesso all’opera di icone come Diane Arbus, Walker Evans, Robert Frank, e Richard Avedon. L’ elemento che mi sta a cuore è un’analisi che va oltre la semplice cronologia per indagare su concetti più ampi nel campo della fotografia.

“Nei primi decenni della fotografia si chiedeva alla fotografia di essere immagini idealizzate. E’ ancora l’obiettivo di moltissimi fotografi dilettanti per i quali una bella fotografia è la fotografia di qualcosa di bello: una donna o un tramonto.”

Workshop Fotografico Val d' Orcia


Questa riflessione, tuttavia attuale quanto controversa, solleva questioni sulla persistente equazione tra la bellezza del soggetto e quella della fotografia stessa. Contrariamente a questa visione, molti professionisti e, recentemente, anche amatori, hanno iniziato a esplorare la fotografia di soggetti meno convenzionalmente attraenti, spinti dalla convinzione che tale scelta conferisca alle immagini un maggiore valore artistico e autoriale. La fotografia di reportage, in particolare, è spesso celebrata come l’espressione più elevata del mezzo.

Questa evoluzione ha introdotto una nuova valuta nell’ambito fotografico: l’interesse. La capacità di catturare l’interessante, piuttosto che il meramente bello o brutto, e di cristallizzarlo fuori dal tempo, attribuisce alla fotografia un potenziale quasi miracoloso di trasformare qualsiasi soggetto in qualcosa di degno di attenzione. Attraverso questo processo, la fotografia non solo documenta ma eleva, sfidando continuamente le nostre percezioni di ciò che merita di essere visto e ricordato.

L’ eroismo della visione

In relazione a questo principio, un ulteriore discorso si trova nel quarto capitolo del saggio intitolato “L’eroismo del vedere” che afferma: 

“Nessuno ha mai scoperto la bruttezza tramite le fotografie. Ma molti, tramite le fotografie, hanno scoperto la bellezza. A parte le situazioni nelle quali la macchina viene usata per documentare o per registrare riti sociali, ciò che induce la gente a fare fotografie è l’aver trovato qualcosa di bello. (Il nome con il quale Fox Talbot brevettò la fotografia nel 1841 era <calotipo>, da kalòs che significa appunto bello). Non c’è nessuno che dica “ Ma guarda quanto è brutto!  Devo proprio fotografarlo”.  E se qualcuno lo dicesse, vorrebbe dire di fatto “ Io quella brutta cosa  la trovo… bella.”

Oppure, per dirla in un altro modo, affascinante.

Per le strade di Verona


Una peculiarità distintiva della fotografia è la sua capacità di trasformare ciò che ci è familiare in sconosciuto, rendendo allo stesso tempo lo sconosciuto familiare e comprensibile. Riflettiamo sul nostro comportamento in vacanza, quando catturiamo scene tipicamente turistiche: in questi momenti, cerchiamo di trovare una dimensione familiare in ambienti che ci sono estranei. Collocare la fotocamera tra noi e un contesto sconosciuto funge da barriera protettiva contro l’ignoto. Analogamente, inquadrare un elemento noto della nostra quotidianità, come un volto amato, la nostra abitazione, o il tragitto quotidiano verso il lavoro, ci costringe a osservarlo sotto una nuova luce. Il gesto di fotografare ci invita a soffermarci, a riflettere, a comporre lo scatto in maniera non convenzionale, rendendoci capace di vedere con occhi nuovi dettagli familiari come un negozio o la luce che filtra attraverso gli alberi nel nostro giardino.

 

Vangeli fotografici

Nel chiudere questa mia analisi delle riflessioni di Sontag, vorrei presentarti un passo tratto dalla penultima parte del suo lavoro, denominata “Vangeli Fotografici”. Questa sezione si addentra in una tematica fondamentale, ancora intensamente dibattuta nel contesto della fotografia: può la fotografia essere considerata arte?
Questa domanda continua a stimolare un dialogo senza una conclusione definitiva e universale, una ricerca di risposte che pare sfuggire alla semplicità. Sontag, nelle pagine dedicate, riassume efficacemente le discussioni storiche sul tema, tratte dal periodo iniziale fino agli anni ’70, in maniera precisa e completa, così come espone il suo punto di vista su tale questione.

“Fu grazie a questo presunto armistizio fra fotografia e pittura che la fotografia potè essere riconosciuta – prima malincuore, poi con entusiasmo – come un’arte. Ma il problema se sia o meno un’arte è fuorviante. Anche se genera opere che si possono chiamare d’arte – richiede soggettività, può mentire, dà un piacere estetico- non è affatto, tanto per cominciare una forma d’arte. Come il linguaggio, è un mezzo con il quale (fra le altre cose) si fanno opere d’arte. Con il linguaggio si possono fare relazioni scientifiche, promemoria burocratici, lettere d’amore, conti della spesa e la Parigi di Balzac. Con la fotografia si possono fare foto per il passaporto, foto meteorologiche, foto pornografiche, radiografie, foto di matrimoni e la Parigi Atget.”

Viaggio Fotografico a Lanzarote


Sontag ci informa che, benché la fotografia possa essere impiegata per creare arte, non ne costituisce un’espressione diretta. Non assume automaticamente lo status di arte quando documenta momenti banali della vita, come una licenza di guida, i primi passi di un bambino, o una foto scattata per ricordo con un cellulare. 

Tuttavia, ha il potenziale di elevarsi a tale livello. La peculiarità della fotografia risiede nella sua capacità di valorizzare ogni suo soggetto, estraniandolo dal tempo e conferendogli un’aura d’arte. A differenza di altre forme d’arte, tradizionalmente considerate elitiste e caratterizzate per secoli dalla singolarità dell’opera, la fotografia si distingue per la sua innata riproducibilità. Da un unico negativo, sia analogico che digitale, è possibile generare innumerevoli copie, sollevando interrogativi sulla sua compatibilità con l’unicità tipica dell’arte.

Nonostante abbondanti discussioni, in particolare si fa riferimento a “L’ opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” di Walter Benjamin, negli ultimi decenni la questione è diventata più fluida, influenzando profondamente il concetto stesso di arte, parzialmente grazie all’introduzione della fotografia nei contesti artistici, come i musei. Quest’ultima ha non solo fornito alla fotografia un riconoscimento formale ma ha anche introdotto nuove complessità, mescolando fotografie di alto valore artistico con quelle di rilevanza storica, creando una distinzione critica all’interno del panorama fotografico. Foto amatoriali o tecnicamente imperfette vengono esposte accanto a capolavori riconosciuti, poiché entrambe le categorie suscitano in noi emozioni, curiosità, e un indiscutibile interesse.

Conclusioni

In conclusione, Sontag attraverso “Sulla Fotografia” non solo esplora le complessità della visione fotografica e della sua ricezione ma solleva questioni fondamentali sull’autenticità, la riproducibilità e il valore artistico delle immagini, rendendo il suo lavoro una lettura essenziale per chiunque sia interessato a comprendere più profondamente il linguaggio fotografico e il suo impatto sulla cultura contemporanea.

Vorrei che questa selezione di riflessioni tratte dall’opera “Sulla fotografia” di Sontag possa aver risvegliato in te un interesse, seppur attraverso brevi estratti. Questi frammenti mirano a svelare la rilevanza di tale lavoro nel contesto della fotografia. Pur essendo un’opera di dimensioni e presentata in uno stile narrativo, ciò non ne sminuisce il valore. Al contrario, rende i suoi insegnamenti accessibili e stimolanti, offrendo spunti profondi sul significato del fotografare che meritano di essere esplorati, data la grande influenza della comunicazione visiva nella nostra vita di ogni giorno. Avvicinandosi per la prima volta alla teoria fotografica, che va oltre gli aspetti tecnici e le specifiche delle attrezzature, questa lettura si rivela essenziale per una comprensione profonda della fotografia, obiettivo principale di questo blog: introdurre una visione della fotografia non limitata alla mera tecnologia, bensì come strumento di espressione.

Ignorare le basi storiche e teoriche su cui si fonda il linguaggio fotografico contemporaneo rende arduo creare opere di valore e autenticità. La vera comprensione nasce dall’approfondimento del perché abbiamo scelto di esprimerci attraverso la fotografia, del messaggio che desideriamo trasmettere e del modo in cui vogliamo farlo, più che dalla semplice capacità tecnica di utilizzo della macchina fotografica. 

Link Libri

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Se vuoi acquistare il libro “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” di Walter Benjamin clicca sul titolo.

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